Mostre a Venezia

Intuition – Palazzo Fortuny: orario di apertura prolungato

Intuition a Palazzo Fortuny fino al 27 novembre 2017 prolungato l’orario di apertura della mostra

Grande successo di pubblico di Intuition si è deciso di prolungare orario di apertura fino alle 19, il sabato, la domenica e il lunedì, dal 14 ottobre.

Considerato lo straordinario successo di pubblico – 55 mila visitatori fino ad oggi – la mostra ‘Intuition’, allestita a Palazzo Fortuny, a partire da sabato 14 ottobre prolunga il proprio orario di apertura in concomitanza con le giornate di maggior afflusso.

Il sabato, la domenica e il lunedì (fino al termine della mostra, 27 novembre), il museo resterà aperto dalle 10 alle 19, con chiusura della biglietteria alle 18.

Organizzata in collaborazione tra la Fondazione Muve e la Axel & May Vervoordt Foundation, curata da Daniela Ferretti e Axel Vervoordt e co-curata da Dario Dalla Lana, Davide Daninos e Anne-Sophie Dusselier, l’esposizione evidenzia e indaga i tanti e diversi modi in cui l’intuizione ha plasmato l’arte, in aree geografiche, culture e generazioni diverse.

La grande rassegna, parte del più ampio programma di MUVE Contemporaneo dedicato ai linguaggi della modernità, riunisce nei suggestivi ambienti di Palazzo Fortuny artefatti antichi e opere del passato, affiancate ad altre più moderne e contemporanee , tutte legate al concetto di intuizione, di sogno, di telepatia, di fantasia paranormale, meditazione, potere creativo, fino all’ipnosi e all’ispirazione.

Intuizione, dal latino intueor, è una forma di conoscenza non spiegabile a parole, che si rivela per “lampi improvvisi”, immagini, suoni, esperienze. L’intuizione è la capacità di acquisire conoscenze senza prove, indizi, o ragionamento cosciente: un sentimento che guida una persona ad agire in un certo modo, senza comprendere appieno il motivo.

Il percorso si apre con una serie di notevoli menhir del periodo Neolitico, provenienti da antiche civiltà europee. Potenti “sculture” che testimoniano i tentativi di primi anonimi artisti di mettere in collegamento due mondi , di creare una relazione immediata tra terra e cielo.

Ma la medesima forza e la stessa intensità la si può trovare nei lavori presentati di Chung Chang Sup, Anish Kapoor e nelle installazioni di Marina Abramovic e di Nicola Martini che esplorano la relazione tra sostanza e apparenza, materia e percezione.

Il campo d’indagine si sposta quindi verso la modernità: nel XIX secolo le tematiche dello spirituale, del sogno, del misticismo, il sentimento panico della natura e l’esperienza intuitiva nel processo creativo nella avranno nuovi sviluppi e, agli albori del secolo successivo, giocheranno un ruolo determinante nella nascita dell’astrattismo e nei lavori di Vassily Kandinsky, Paul Klee, Hilma af Klint, Jean Arp e altri.

L’importanza della ricerca spaziale e temporale giunge dai gruppi Gutai, Cobra, Zero, Spazialismo e Fluxus ed è illustrata con opere di Kazuo Shiraga, Pierre Alechinsky, Günther Uecker, Lucio Fontana, Mario Deluigi e Joseph Beuys.

L’interesse dei Surrealisti per l’inconscio costituisce un importante focus dell’esposizione : la loro fascinazione per i sogni, per la scrittura e il disegno automatici e per lo stato di alterazione dell’”io” sono rappresentanti dai ‘dessins communiqués’ e ‘cadavres exquis’ di André Breton, André Masson, Paul Eluard, Remedios Varo, Victor Brauner – tra gli altri – insieme agli esperimenti fotografici di Raoul Ubac e Man Ray , e alle opere su carta di Henry Michaux, Oscar Dominguez e Joan Miró.

Questa eredità si riflette anche nei lavori di Robert Morris, William Anastasi, Isa Genzken, Renato Leotta e Susan Morris , aristi contemporanei che, dal 1960, hanno fatto rivivere, rivistandolo e aggiornandolo, l’interesse surralista per l’automatismo, giungendo a nuovi risultati formali e tecnici. Il secondo piano di Palazzo Fortuny è interamente dedicato a queste “scritture automatiche”.

Alberto Garutti, Kurt Ralske, Maurizio Donzelli, Berlinde De Bruyckere e Bruna Esposito hanno creato inoltre installazioni site-specific come risposta diretta e intuitiva agli ambienti di Palazzo Fortuny, mentre l’ultimo piano della casa-atelier di Mariano ospita una suggestiva installazione performativa – definita dalla partecipazione del pubblico che contribuisce a trasformarla – dell’artista coreana Kimosooja .

In “Archive of the Mind” il visitatore è invitato a modellare pezzi di argilla a forma di sfera, avvolto da una performance sonora in cui si sente l’artista mentre fa rotolare analoghi oggetti.

Il momento meditativo e persino spirituale di ciascun visitatore viene congelato per sempre nelle sfere di argilla finite. Accanto a questo, un Padiglione Wabi progettato da Axel Vervoordt e Tatsuro Miki invita i visitatori a scoprire il “Tokonoma’s”, laddove “Toko” significa piattaforma e “ma” vuoto incorniciato.

Queste piattaforme sono un’umile testimonianza dei tentativi degli artisti di catturare il potere intuitivo della creazione . Dall’altra parte, una collezione di oggetti semantici è posta a confronto con lavori video di Anna Mendieta e Cleo Fariselli e a una coroegrafia di Damine Jalet ripresa da Gilles Delmas.

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