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“Domenica no grazie”: liberalizzazione non giova a famiglie ed economia

Girolamo Carrer, dirigente SME, lotta da sempre contro la liberalizzazione delle aperture dei centri commerciali e chiede che tutto ritorni all’epoca pre-Monti.

Girolamo Carrer dirigente della SME, insieme al Comitato “Domenica no grazie” di Tiziana D’Andrea, lotta contro il decreto Monti da sempre. Questo decreto prevede la liberalizzazione delle aperture dei centri commerciali. Secondo il Comitato la domenica è un giorno di ritrovo per la famiglia e pertanto andrebbe rispettato. La loro proposta è quella di tornare ad un massimo di 12 aperture domenicali annue e nessun festivo, con deroghe alle città d’arte e turistiche e nei mesi di novembre e dicembre.

Come direttore della SME annuncia che il 25 aprile e il 1 maggio saranno chiusi, ma per loro non è affatto una novità. L’azienda ha la precisa volontà di non privare i dipendenti della domenica e a conti fatti non gli conviene nemmeno. Hanno calcolato infatti che ridurre l’organico per spalmare i turni su 7 giorni invece che su 6 non è vantaggioso per la SME. Molte volte capita di andare nei centri commerciali la domenica e di non trovare abbastanza personale che ci possa seguire negli acquisti.

Proprio in questi giorni Luca Zaia ha chiesto ai parlamentari del Governo di rivedere la proposta di legge che è già stata approvata alla Camera, ma deve ancora passare al Senato. La liberalizzazione ha sposato il flusso di clientela dai centri storici o dai negozi di quartiere ai non luoghi, ossia i centri commerciali. Non ha rilanciato i costumi e ha bruciato posti di lavoro. Anche nelle grandi capitali europee gli orari domenicali sono ridotti e si rispettano le chiusure nei giorni festivi.

Prima di Monti il commercio era regolato dalle regioni e si vuole tornare a questo. Zaia e all’Assessore Marcato in una conferenza delle regioni chiederanno che siano le regioni a riprendersi la delega sul commercio, “cancellando” l’epoca Monti. Per esempio il Friuli Venezia Giulia prima della liberalizzazione teneva addirittura chiuso due giorni a settimana (domenica e lunedì), poi ha dovuto adeguarsi e tenere aperto il lunedì. In Trentino Alto Adige tengono duro e vogliono mantenere certi valori.

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