Itinerari a Venezia

Cannaregio tour: incroci tra culture. La Venezia multietnica

Cannaregio è il sestiere più popolato della città e occupa la parte a nord del Canal Grande. Nonostante Cannaregio sia transitato da molti turisti, appena dopo il ponte delle Guglie scoprirete un ambiente appartato, fuori dal tempo, con luoghi d’interesse di notevole importanza: il Ghetto di Venezia.

Per Cannaregio passa l’ampio percorso stradale che porta dalla stazione di Santa Lucia a Rialto, il più frequentato e diretto per arrivare a San Marco. Ma non fermatevi alle apparenze. Deviando dal flusso turistico, a Cannaregio avrete un assaggio della storia multiculturale e multietnica della città. Il sestiere confina a ovest con Castello, a sud con il sestiere di San Marco ed è collegato a Santa Croce tramite il Ponte della Costituzione e il Ponte degli Scalzi. Storicamente il sestiere di Cannaregio era una delle aree da cui entrava la ricchezza della città grazie alla via d’acqua principale che è il Canale di Cannaregio.

Il nome del sestiere deriva dai vasti canneti presenti quando la zona era ancora disabitata, ma esistono ulteriori teorie in merito. Cannaregio presenta una configurazione con ampie fondamenta, calli strette e piccoli ponti che vi permetterà di scegliere tra più percorsi alternativi, tutti con meta Rialto. Il punto di partenza del nostro itinerario è la Stazione ferroviaria di Venezia-Santa LuciaIl primo impatto con la bellezza della città si ha appena usciti della stazione. Al di là del Canal Grande, l’edificio che richiama immediatamente l’attenzione è la Chiesa di San Simeone e Giuda. Il colonnato bianco, la facciata imponente e la cupola ne fanno uno dei primi edifici neoclassici in Italia.

All’uscita dalla stazione, dirigetevi a sinistra lungo la fondamenta degli Scalzi dove si erge la Chiesa di Santa Maria di Nazareth, detta “degli Scalzi”. Si tratta di un maestoso edificio in stile barocco il cui soffitto, opera di Gian Battista Tiepolo, che venne distrutto da una bomba austriaca nel 1915. I resti sono conservati alle Gallerie dell’Accademia. All’interno della chiesa, insieme ad altre opere del Tiepolo, trovate la tomba di Ludovico Manin, ultimo doge di Venezia.

Seguite lungo la Lista di Spagna (il nome deriva dal tratto di strada prospicente un’ambasciata entro cui valeva l’immunità diplomatica) fino a campo San Geremia. Sul campo si affacciano l’omonima chiesa, che conserva le spoglie di Santa Lucia, palazzo Labia il palazzo della RAI. Anticamente il campo era famoso perché sede della corrida cittadina. Proseguite dritti verso il ponte delle Guglie. Il ponte prende il nome dai quattro obelischi che lo decorano e attraversa il Canale di Cannaregio. Da notare che viene nominato “canale”, e non semplicemente “rio” perché, insieme al Canal Grande e al Canale della Giudecca, è la via d’acqua principale della città.

Attraversato il ponte svoltate sulla fondamenta di Cannaregio alla vostra sinistra fino a un sottoportego segnalato da un cartello giallo in ebraico che indica l’entrata del Ghetto. Nel sotopòrtego sono ancora visibili i cardini in ferro delle porte che in passato chiudevano il Ghetto durante la notte. Originariamente la zona dove sorge il ghetto era adibita alle fonderie (dal Veneziano “géto“, fondere, deriva la parola odierna “ghetto”).  Venne concessa agli ebrei nel 1300 per permettere a questa minoranza di entrare a far parte della vita sociale ed economica di Venezia.

Il nucleo originario è il Ghetto Novo dove si installarono ebrei di origine tedesca, francese e italiana. Con il progressivo aumento della popolazione, venne annesso il Ghetto Vecchio, situato sull’isola adiacente. Il Ghetto di Venezia assunse grande importanza nel corso dei secoli, poiché qui trovavano rifugio ebrei costretti all’esilio da altri paesi europei. La comunità si consolidò a partire dal XVI secolo quando il governo veneziano concesse come possibile occupazione ai residenti  anche il mestiere di prestatori di denaro. Dopo la caduta della Repubblica e l’arrivo di Napoleone furono eliminate le discriminazioni e le porte del Ghetto vennero rimosse. Tutt’oggi continua a essere il fulcro della comunità ebraica di Venezia, sede di sinagoghe e di istituzioni religiose.

Nel Ghetto Vecchio, nel campiello delle Scuole, si ergono le due sinagoghe del XVI secolo (dette schole): la Levantina e la Ponentina. Nel Ghetto Nuovo si trovano, invece, le schole più antiche: la Schola Grande di rito tedesco, la Schola Canton e la Scuola Italiana che oggi fanno parte del Museo EbraicoOltrepassato il ponte del Ghetto Novo girate a destra lungo fondamenta degli Ormesini e poi lungo fondamenta della Misericordia. Svoltate a sinistra in calle Larga, superate il ponte, e incontrerete campo dei Mori.

Il campo prende il nome dalle tre statue che rappresenterebbero i fratelli Rioba, Sandi e Alfani Mastelli, una famiglia di mercanti giunti a Venezia nel 1112 dalla Morea (Peloponneso), quindi definiti “Mori”. In particolare la statua del “Sior Rioba” divenne famosa perché veniva usata come espediente per criticare la nobiltà cittadina. A Venezia era proibita la satira esagerata, così i burloni scrivevano poemetti o storielle comiche e affliggevano i fogli nei pressi della statua firmandosi “Sior Rioba”. In città esistono altre due statue con la stessa funzione: Maroco de le pipone, in Piazzetta San Marco, e il Gobo de Rialto, in campo San Giacomo di Rialto, una cultura cittadina ormai quasi dimenticata.

Proseguite dritti e superate il ponte. Alla vostra sinistra trovate la chiesa della Madonna dell’Orto, esempio di gotico veneziano del primo quattrocento. All’interno sono conservate enormi tele del Tintoretto, che qui è sepoltoProseguendo lungo la fondamenta Contarini,sulla destra, notate la “casa del cammello”, ovvero Palazzo Mastelli, proprietà dei tre sunnominati fratelli Mori.

Arrivati alla Sacca della Misericordia rientrate verso il rio della Sensa, lungo fondamenta dell’Abbazia fino a campo dell’Abbazia della Misericordia. Il campo è un angolo della città davvero suggestivo. Gli edifici che lo circondano sono la Scuola Vecchia della Misericordia, in tardo stile gotico, la seicentesca chiesa di Santa Maria in Valverde e, al di là del rio, l’imponente Scuola Nuova della MisericordiaDopo aver attraversato il ponte, procedete a fianco della Scuola, e girate a sinistra verso fondamenta di San Felice dove troverete un raro esempio di ponte senza parapetti (in passato tutti i ponti veneziani non avevano i parapetti). Se continuate lungo la fondamenta di San Felice raggiungerete Strada Nuova.

Da qui, svoltate a sinistra e proseguite fino a calle Ca’ d’Oro, sulla destra. Ca’ d’Oro è uno degli edifici più monumentali di Venezia.  Il nome deriva dal fatto che in origine la facciata presentava una complessa policromia con parti in oro. La magnifica facciata sul Canal Grande è il miglior esempio di gotico-fiorito veneziano.

Commissionata da Marino Contarini intorno al 1421, subì vari rimaneggiamenti e fu acquistata alla fine dell’800 da Giorgio Franchetti. Alla sua morte, Ca’ d’Oro passò allo stato insieme alla collezione che è ancora conservata al suo interno. Le opere di maggior interesse sono delle vedute di Venezia opere del Guardi, tra le poche rimaste a Venezia. 

Ritornate verso Strada Nova e proseguite fino a campo SS. Apostoli. Girate a destra, varcate il ponte e svoltate a sinistra e subito a destra fino a campiello Corner. Girate a destra e varcate il ponte San Giovanni Crisostomo, detto “ponte dei giocattoli” per via dello storico negozio di giocattoli che qui aveva sede. A destra è da notare la chiesa di San Giovanni Crisostomo, capolavoro di Mauro Codussi, conserva l’ultima pala d’altare di Giovanni Bellini.  Permettetevi una piccola deviazione in calle del Remer, subito alla vostra destra. La calle conduce alla corte del Remer, ultimo esempio di corte di palazzo che si affaccia sul Canal Grande, da cui godrete di una vita esclusiva del ponte di Rialto e del mercato sulla riva opposta.

Tornando sui vostri passi, proseguite lungo la salizada S Giovanni Crisostomo e girate a sinistra fino al ponte dell’Olio che segna il confine tra il sestiere di Cannaregio e San Marco. Oltrepassato il ponte sulla destra incontrate il Fontego dei Tedeschi, da poco restaurato, che ora è sede di boutique di lusso. Un tempo il Fontego era la dimora dei mercanti provenienti dall’Europa centrale e le facciate esterne erano decorate da affreschi monumentali del Giorgione e del Tiziano, andati perduti. Vi trovate ora in campo San Bartolomeo, sulla destra si apre l’animata scalinata del ponte di Rialto

Il ponte di Rialto fino al XIX secolo fu l’unico ponte che attraversava il Canal Grande. Secondo le cronache dell’epoca, il primo passaggio era costituito da un ponte di barche. Appena nel XII secolo si costruì una struttura in legno che assunse il nome di “ponte della moneta” poiché a un’estremità sorgeva la zecca. La crescente importanza del mercato di Rialto fece aumentare il traffico sul ponte e portò alla necessità di una struttura più solida, così si costruì un ponte mobile in legno che era possibile sollevare per permettere il passaggio delle navi più grandi.

Nel 1444 il ponte subì un crollo sotto il peso della folla durante un corteo acqueo e la Repubblica indisse un bando per il rifacimento, questa volta in pietra. Dopo numerose proposte di architetti come Jacopo Sansovino e Andrea Palladio, il concorso venne vinto da Antonio da Ponte, un nome e un destino, perché il progetto prevedeva una struttura a una sola arcata.

Virginia Gostissa

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