Economia e società

Banca Popolare di Vicenza: Codacons diffida Consob

Banca Popolare di Vicenza. Codacons chiede a Consob che l’operazione sia vietata.

Contro l’ingresso in Borsa della Banca Popolare di Vicenza deciso durante l’ultima assemblea dei soci, il Codacons si è rivolto alla Consob, chiedendo all’ente di vietare l’operazione. Ciò – spiega l’associazione – a tutela degli azionisti della banca, già pesantemente danneggiati sotto il profilo patrimoniale a causa della drastica riduzione del valore dei titoli.
Non solo. Il Codacons ha depositato anche un esposto alla Procura della Repubblica di Roma in cui si chiede il sequestro presso l’istituto di credito del valore delle azioni detenute dai risparmiatori.
“I vertici dell’Istituto vicentino avevano optato per un adeguamento al ribasso del valore delle azioni (da 62,5 a 48 euro), approvato nel corso dell’assemblea dei soci dell’11 aprile, in netta “controtendenza” rispetto a quanto attribuito alle medesime negli anni precedenti – scrive il Codacons nell’esposto – all’esito di tale decisione assembleare, gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza oltre ad aver subìto, all’improvviso, una riduzione sul valore delle azioni pari al 23% rispetto al momento dell’acquisto, si sono trovati nell’impossibilità di liquidare le proprie posizioni in quanto i titoli erano dichiaratamente illiquidi. Sulla illiquidità delle posizioni in Banca Popolare di Vicenza, diversi azionisti avevano segnalato al Codacons la mancanza della necessaria trasparenza informativa. La disciplina comunitaria prevede precipuamente il dovere per gli intermediari di agire “in modo onesto, equo e professionale per servire al meglio gli interessi dei loro clienti”(art. 19.1, MiFID). In osservanza di tale principio, la normativa nazionale pone con l’art. 21 del TUF, quale obiettivo dell’agire trasparente, corretto e diligenti degli operatori, il soddisfacimento nel miglior modo possibile degli interessi dei propri clienti.
In sede di concessione di prestiti, affidamenti, mutui, la Banca Popolare di Vicenza, per il tramite dei propri funzionari, poneva come condizione obbligatoria ai richiedenti di diventare soci dell’istituto, oppure minacciavano, più o meno velatamente, di togliere o ridurre il fido al cliente che non avesse accettato di acquistare azioni della banca. Di tal ché, i prestiti sarebbero stati concessi o mantenuti solo a condizione di una sottoscrizione o acquisto di azioni della banca”.
Proprio a tutela di migliaia di azionisti della banca, il Codacons ha chiesto alla Procura di “disporre il sequestro di una somma pari al valore attuale delle azioni detenute dai clienti retail”.

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