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Quello che non si è detto sulla Grande Guerra

Marco Mondini, docente dell’Università di Padova, ci ha raccontato alcuni retroscena sulla Grande Guerra e l’alimentazione dei militari.

Non tutti sanno che la Grande Guerra è stata vinta grazia all’industria conserviera e alle scatolette arrivate al fronte. Il convengo organizzato a Villa Giusti a Mandria (Pd) è stata l’occasione per parlare di questo argomento. Un luogo simbolico dove venne firmato l’armistizio che pose fine al conflitto mondiale.

Marco Mondini, docente di Storia all’Università degli Studi di Padova, ci ha parlato dell’alimentazione e della vita dei soldati al fronte. Le novità introdotte in quegli anni hanno permesso l’alimentazione di milioni di soldati.

Grazie alle scatolette, al dado e ai frigoriferi che conservano la carne noi siamo stati in grado di nutrire l’esercito di milioni di individui che viene mandato al fronte.

Alla fine del 1918 i soldati austroungarici pesavano meno di 50 kg. I soldati tedeschi avevano problemi con i rifornimenti. Gli Imperi centrali erano in piena crisi e molti militari scioperavano per la carenza di cibo. In Italia invece al fronte mangiavano bene anche grazie alle tecnologie.

L’Italia si indebitò in quegli anni non solo per alimentare i soldati ma anche per le loro famiglie. Nel nostro esercito non c’era grande spazio per gli ideali patriotici, la maggior parte dei soldati contadini combatteva per la famiglia e i compagni. Per questo era importante pensare al benessere dei parenti dei richiamati.

Comprando milioni di quintali di farina e grano all’esterno si è riusciti in questo modo a esaudire la richiesta di cibo e impedire crisi alimentari. Da qui inoltre nasce il legame economico con gli Stati Uniti.

Sono gli anni in cui attraverso il commercio tra l’Europa e l’America nasce un’economia di scala mondiale.

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