Cronaca

Aeroporto di Venezia: ultima fermata per i corrieri di valuta

Aeroporto di Venezia: fermato un cittadino indiano che è stato trovato in possesso di circa 90.000 euro in contanti

Negli ultimi 12 mesi le Fiamme Gialle della Compagnia di Tessera, in collaborazione con il personale dell’Agenzia delle Dogane, hanno scoperto nell’Aeroporto di Venezia, occultati in maniera più o meno accorta tra i bagagli al seguito, oltre 15 milioni di euro in denaro contante eccedenti la somma consentita pari a 10 mila euro.

In particolare, la stringente attività di controllo svolta dai finanzieri e dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane in servizio presso l’Aeroporto lagunare ha permesso di evitare che oltre sei milioni di euro “lasciassero l’Italia” in maniera occulta.

Mentre sono oltre 1000 i passeggeri provenienti o in partenza da località europee o internazionali, scoperti con valuta oltre soglia al seguito.

I numerosi soggetti verbalizzati, veri e propri “cash couriers“, appartengono a varie etnie, per lo più cinesi, russi, italiani, così come sono in costante crescita i fermi nei confronti di cittadini iraniani.

L’attività di servizio, ha fruttato oltre 1 milione di euro per l’Erario. Ciò in virtù della normativa vigente che consente l’oblazione immediata con una sanzione che va dal 5 al 15% della parte eccedente il limite di 10.000 euro. Per cifre superiori a 40 mila euro, o in caso di soggetti recidivi viene addirittura sequestrata una somma che oscilla tra il 30 ed il 50% dell’importo in eccedenza.

Un vero e proprio “boom” del fenomeno che ha confermato una tendenza crescente nell’ultimo anno e che ha raggiunto il suo picco durante il mese di dicembre con l’individuazione di un imprenditore turco operante nel settore della gioielleria con al seguito ben 630.000 euro.

Mentre è di qualche giorno fa il fermo di un cittadino di origine indiana che è stato trovato in possesso di circa 90.000 euro, in taglio da 20, 50 e 100 euro, abilmente nascosti in un taschino ricavato all’interno della propria giacca.

L’interesse dei Finanzieri per i soggetti fermati “in frontiera”, laddove titolari di “attività” in Italia o anche semplicemente residenti, va ben oltre il controllo doganale: infatti la posizione fiscale e patrimoniale dei “furbetti” viene immediatamente affidata alle tradizionali “cure” dei Reparti territoriali, che svolgono gli opportuni accertamenti, anche di natura fiscale.

Va, infine, sottolineato che in un periodo storico come quello attuale non è consentito abbassare la guardia su fenomeni di questo tipo. La sicurezza del Paese e dei cittadini passa anche dal controllo dei flussi finanziari illeciti che, attraverso canali apparentemente insospettabili, potrebbero anche alimentare pericolose attività criminali ultra-nazionali.

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