A 28 anni dalla morte di Enzo Tortora Sivori riflette sulla sua vicenda.
Se chiedessimo a dei giovani chi è Enzo Tortora pochi saprebbero rispondere. Sono passati 28 anni dalla sua morte, la morte di uomo che per una serie di superficialità, di ridicoli tentativi di legittimare una tesi senza riscontri sostenuta da presunti pentiti è stato vittima di un gravissimo caso di malagiustizia. Il Pubblico Ministero che fece un’arringa feroce contro il conduttore poi si pentì e chiese scusa, ma lo Stato non vuole più parlare di questa pagina nera della giustizia italiana, che coinvolse un uomo capace di affermare: “Sarò più libero io in carcere che i miei carcerieri o i giudici che mi hanno mandato”. Paradossalmente il film-documentario sul suo caso fu rifiutato dal Festival del Cinema di Roma, la stessa città dalla quale è stato trasferito, senza altro provvedimento, un giudice accusato di aver allungato le mani su delle avvocatesse. La legge, afferma Sivori, è uguale per tutti solo tendenzialmente. Conclude, infine, rivolgendosi a Tortora come a uno che in un mondo di modesti e mediocri è stato uno spettacolo di uomo.
